7/12/2016 – La ricerca di Ecopneus, assenza di rischi significativi per salute di lavoratori e atleti
Da rifiuto a risorsa. Nel caso specifico, da pneumatici fuori uso (i cosiddetti Pfu) a campi da calcio. Una soluzione che va nella direzione di quell’economia circolare che l’Unione Europea promuove come soluzione per uno sviluppo economico sostenibile per il futuro del pianeta. E sul fronte della sicurezza? Se lo è chiesto Ecopneus (il consorzio per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e la destinazione finale dei Pneumatici Fuori Uso), che per rispondere alla questione ha avviato, nel 2014, una serie di studi e analisi scientifiche.
I campi da calcio artificiali sono costituiti da tappeti di fili di erba sintetica (PE o PP) mantenuti in posizione verticale da un “intaso” di sabbia e granuli elastici di varia natura, tra questi anche la gomma riciclata da Pfu. L’utilizzo di intasi derivanti da riciclo di Pfu è stato più volte contestato in passato per il sospetto che alcune sostanze considerate tossiche contenute in componenti della gomma vulcanizzata (come gli Ipa, Idrocarburi Policiclici Aromatici) potessero migrare dai granuli di gomma ai giocatori, attraverso contatto con la pelle, o attraverso inalazione.
Per indagare sui possibili rischi per la salute, Ecopneus ha realizzato uno studio durato due anni che conferma l’assenza di rischi significativi per la salute dei lavoratori e degli atleti che giocano su campi sintetici con intaso in gomma riciclata da Pfu: la gomma riciclata da pneumatici contiene quantità molto limitate di Ipa, ben al di sotto delle soglie massime considerate di sicurezza, e con un grado di biodisponibilità non significativo, quasi non rilevabile.
Ma vediamo nello specifico lo studio, che si è sviluppato attraverso tre fasi: campionamento degli pneumatici e analisi sul contenuto di Ipa; test di laboratorio relativi alla potenziale cessione di Ipa dal granulo nero ai fluidi biologici; prove su campi intasati con granuli nobilitati (i granuli protetti dalla tradizionale coloratura poliuretanica utilizzata in Italia, normalmente di colore verde o marrone) per verificare l’effettiva esposizione dei giocatori.
Il campionamento, supervisionato da Bureau Veritas, ha permesso la caratterizzazione chimica e tossicologica della gomma riciclata da diverse tipologie di Pfu. Presso 5 impianti di riciclo sono stati classificati quasi 4mila Pfu in base a età e Paese di provenienza; 70 campioni di granuli e polverini di provenienza nota sono stati consegnati a 4 laboratori italiani ed esteri per confrontare la composizione della gomma riciclata da pneumatici prodotti in Europa o in Paesi extra-europei, prima e dopo il 2010, data di introduzione del divieto di utilizzo degli olii aromatici (responsabili del contenuto di Ipa) nella produzione di nuovi pneumatici.
L’Istituto per le Ricerche Farmacologiche Mario Negri-Irccs ha misurato il contenuto di Ipa nella gomma dei Pfu, ne ha valutato la biodisponibilità e quantificato i rischi associati all’esposizione dermica e inalatoria. Questo il risultato: il contenuto di Ipa nella gomma è risultato molto limitato in tutti i campioni analizzati. La somma degli otto Ipa soggetti alla restrizione 28 del Regolamento Reach è compreso tra 5 e 20 ppm (o, se si preferisce mg/kg), ossia valori da 100 a 10.000 volte inferiori al limite previsto per le miscele destinate alla vendita al pubblico.
I test di migrazione nel sudore e in surfattanti polmonari effettuati dall’Istituto Mario Negri-Irccs su gomma non nobilitata (nera) hanno evidenziato la scarsa biodisponibilità di tali sostanze, che restano intrappolate all’interno della gomma vulcanizzata e quindi non sono assorbite dal corpo umano, né per contatto dermico né per inalazione. Nei test di migrazione degli Ipa in sudore artificiale i valori massimi permettono di definire come altamente improbabile la migrazione degli Ipa della gomma per contatto dermico.
Anche i fattori di migrazione misurati in diversi simulanti del surfattante polmonare permettono di definire “limitata” la biodisponbilità degli Ipa anche nelle condizioni più estreme. Gli esperti di Waste and Chemicals hanno condotto 15 monitoraggi presso campi in erba naturale e in erba artificiale intasati con gomma da Pfu nobilitata o con intasi organici per valutare l’esposizione agli Ipa di lavoratori e atleti attraverso misurazioni della qualità dell’aria inalata e analisi delle urine: anche in questo caso è stata esclusa l’esposizione a Ipa riconducibile alla gomma da Pfu.
Per quanto riguarda il rischio cancerogeno, secondo lo studio una persona esposta quotidianamente alla gomma sui campi da gioco (es. un giocatore che si allena quotidianamente per 3-5 ore, per 20-40 anni), ha meno di una probabilità su un milione di contrarre una patologia anche grave a causa dell’esposizione agli Ipa contenuti nell’intaso.
In merito alle recenti notizie apparse sulla stampa olandese, riferite a campi in erba sintetica con intaso in gomma, che si sospetta abbiano contenuti eccessivamente alti di sostanze tossiche diverse dagli Ipa, Ecopneus fa presente come, in assenza di tracciabilità circa la provenienza della gomma da intaso utilizzata in quei campi, non si possa dare per scontato che si tratti di gomma derivante da riciclo di Pfu, o che non vi possano essere state commistioni con altre sostanze, additivi o materiali, o che non vi possa essere la presenza di contaminanti ambientali di varia natura.
“La filiera italiana del riciclo dei Pneumatici Fuori Uso coordinata da Ecopneus oggi è controllata, tracciata e soggetta a verifiche anche da parte di organi terzi e quindi consente di scongiurare questi rischi – fa sapere Ecopneus – Riteniamo che la tracciabilità e la certificazione di qualità di filiera debba essere la strada da percorrere in tutti i Paesi. Su questo Ecopneus si sta impegnando da diversi anni con investimenti ragguardevoli e proseguirà anche in futuro mettendo come sempre le informazioni in suo possesso a disposizione di chiunque sia interessato al tema”.